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Colori 

A volte le parole non bastano.

E allora servono i colori.

E le forme.

E le note.

E le emozioni.

(Alessandro Baricco)

NARRAZIONI

Sorgente: NARRAZIONI

Viva Arte Viva è un titolo davvero stuzzicante, ambizioso, curato, aggiungerei pensatissimo. La Biennale arte 2017 curata da Christine Macel sta per finire, affrettatevi, perchè nonostante non l’abbia trovata scoppiettante e celebrativa è pur sempre la Biennale e per questo VA vista.

Come al solito ci sono un paio di constatazioni che devo fare prima di raccontarvi le mie impressioni e le mie debolezze:

  1. Sono sempre senza tempo “libero”, quindi mi sono fatta un  mega tour de force per vedere Arsenale e Giardini in un solo giorno, è stato faticoso e bellissimo, ho incontrato tanti amici e parlato delle mie e delle loro sensazioni, ottimo.
  2. I padiglioni esterni spesso regalano scorci e possibilità che durante l’anno non ci sono, aperture straordinarie, piccoli ma importanti restauri, nuove joint ventures da non sottovalutare, mostre ed allestimenti splendidi… non ultime le manone di Quinn in canal Grande, credo tra le opere più fotografate EVER di questa Biennale, andateci, prendete una mappa e via, sono gratis!
Lorenzo Quinn

“Support” Mani gigantesche che sostengono Palazzo Sagredo, sul Canal Grande. Eccezionali!

 

3. Portate pazienza o voi c’arrivate, che io ne ho sempre meno alle venues, son stanca di video, di piagnistei, di femminismi fuori tempo, di calzini glitter e scarpe col tacco, di bimbi piccoli in marsupi stretti che paingono e gridano PIETA’, delle parlate romano-milanesi-shabby-chic, dei mini cani da borsetta col collare di design, degli aperi-colazione-brunch-cena (…) basta. Iniziamo, via con la carrellata di foto che ho scelto per voi!

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Io le scarpe fiorite di Michel Blazy in Arsenale le ho adorate, mi fanno pensare a quanto si cammina sia metaforicamente che fisicamente per arrivare da qualsiasi parte, alla Depeche oserei dire “Try walking in my shoes”, forse ci si stalla, ci si sofferma fin troppo, si fanno le “radici”… e poi perchè no, l’idea un po’ fetish di non buttare nulla, soprattutto le scarpe preferite e di farne un cache pot per le piante in fiore…beh d’altronde dobrebbero essere traspiranti n’est pas?!

Le stoffe cucite, quello che in gergo si chiamerebbe knitting, il taglia e cuci è ancora molto in voga tra le opere biennalesche e non, a ragione direi, quando il lavoro dell’artista è ancora legato a quello dell’artigiano o della tradizione molto più semplicemente, è sempre ragguardevole e pregiato. Quantomeno, alcuni artisti ricordano di avere mani abili al lavoro creativo e non solo supporti tecnologici splendidi ma leggermente freddi.

Loro, i morbidi, soffici enormi pom-pom di Sheila Hicks, tra le installazioni più selfie-ate dell’arsenale! “Escalade Beyond Chromatic Lands” ha avuto un enorme successo, meritatissimo per l’artista ottantenne statunitense che sta ora preparando un’installazione ancora più grande da portare a NYC.

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Sheila Hicks @Arsenale

Le Maschere Mapuche sono spettacolari, l’idea della perdita che sentiamo ogni giorno delle nostre tradizioni e delle nostre origini, vengono estremizzate da questo artista cileno: Bernardo Oyarzùn. Un padiglione buio, illuminato dalle scritte di fuoco a led sulle pareti che riportano 700 cognomi della comunità, che resiste all’estinzione nonostante tutto.

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Bernardo Oyarzùn, Cile, Arsenale

Stupendo Il Padiglione della Nuova Zelanda, non lo scopro qui con foto, perchè è talmente particolare ed interessante che ve lo dovete guardare, seduti in panca!

Ai Giardini la 57esima Biennale non riserva in realtà Padiglioni stupefacenti, ahimè.

Più che nel 2017 sembra di essere agli inizi del Novecento, con mille stili, mille opere, mille fili da tirare e nessuno realmente realizzato e compiuto; una Biennale che doveva essere arte allo stato brado, puro, si presenta invece labirintica e a volte perduta.

Splendida l’idea del Padiglione Francese, arte non è solo figurativa o contettuale ma anche musa … anzi 7 muse… ecco perchè con Xavier Veilhan c’è la musica che ci accompagna durante tutto il periodo della biennale , trasformando il suo padiglione in una geometrica  “scatola” acustica in legno, con tanto di studio di registrazione, in cui si far musica ogni giorno.

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Xavier Veilhan, Padiglione Francese.

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John Waters, Study Art Sign (For Prestige or Spite), 2007. Ai Giardini -Per me un MONITO!

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Abdullah Al Saadi, Padiglione Centrale, Giardini

Dal 2016 Abdullah Al Saadi (nato nel 1967 negli Emirati Arabi Uniti e trasferitosi in Giappone, a Kyoto, dopo essersi laureato in letteratura inglese) inizia a scrivere su rotoli, conservandoli in scatole metalliche della più diversa fattispecie: alla Biennale d’Arte di Venezia si presenta con “Diary in a metal box”. Rappresentano al contempo la sua memoria e una memoria collettiva del concepimento della vita nel mondo.L’ho adorato, sarà perchè usa anche la scatola dei Baicoli, sarà perchè scrive e disegna su semplici rotoli di carta, sarà perchè teme di dimenticare…

Più cehe una nuova Biennale ho trovato alcuni artisti straordinari che mi hanno fatta pensare, ci rivedremo tra due anni, speriamo con un po’ più di coraggio di rompere gli schemi o forse solo col coraggio di parlare d’arte e basta, del suo più intimo essere e non solo del corollario.

Vostra Biennalesca I.

Intuition @Palazzo Fortuny

Albert Einstein — ‘I believe in intuition and inspiration. Imagination is more important than knowledge.

 

In concomitanza con la Biennale d’Arte di Venezia 2017, la Fondazione Musei Civici di Venezia e la Axel & May Vervoordt Foundation presentano la loro sesta e ultima mostra progettata per Palazzo Fortuny, Intuition fino al 26 novembre 2017.

Curata da Daniela Ferretti e Axel Vervoordt e co-curata da Dario Dalla Lana, Davide Daninos e Anne-Sophie Dusselier, l’esposizione intende evidenziare e indagare i tanti e diversi modi in cui l’intuizione ha plasmato l’arte, in aree geografiche, culture e generazioni diverse. Saranno dunque riuniti artefatti antichi e opere del passato affiancate ad altre più moderne e contemporanee, tutte legate al concetto di intuizione, di sogno, di telepatia, di fantasia paranormale, meditazione, potere creativo, fino all’ipnosi e all’ispirazione.

 

La parola intuizione deriva dal latino intueor (composto da in «dentro», + tueor «guardare» = «entrar dentro con lo sguardo»). È l’ “illuminazione” che apre all’uomo nuovi sguardi e ispirazioni. La mostra indaga il ruolo dell’intuizione nella nascita e nello sviluppo dell’arte in diversi paesi, culture, epoche, mettendo insieme opere antiche, moderne e contemporanee.
Palazzo Fortuny questa volta ci aiuta nell’interpretazione e prende una forma “antropomorfa” per leggere la mostra che di per se non ha inizio né fine:  il piano terra potrebbe essere il nostro legame con la tradizione, con la terra, le origini; il primo piano o piano nobile, l’appartamento di Fortuny è il piano della mente, dei movimenti automatici, della fase rem dei sogni, della ricerca di finire l’infinito; il secondo piano ha la peculiarità di un incontro importante, qui si incontrano corpo e mente, la creatività ed il mettersi alla prova; mentre al quarto piano, mozzafiato e splendido sottotetto, c’è tutta la poesia della terra e della materialità insieme con la trascendenza dello spazio wabi e delle bricole della laguna.

 

Il percorso si apre al piano terra con una serie di notevoli menhir del periodo Neolitico, provenienti da antiche civiltà mediterranee. Potenti “sculture” che testimoniano i tentativi di primi anonimi artisti di mettere in collegamento due mondi, di creare una relazione immediata tra terra e cielo. Ma la medesima forza e la stessa intensità la si può trovare nei lavori presentati di Chung Chang Sup, Anish Kapoor e nelle installazioni di Marina Abramovic e di Nicola Martini che esplorano la relazione tra sostanza e apparenza, materia e percezione.

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 El Anatsui e Masaomi Raku

L’interesse dei Surrealisti per l’inconscio costituirà un importante focus dell’esposizione. La loro fascinazione per i sogni, per la scrittura e il disegno automatici e per lo stato di alterazione dell’”io” saranno rappresentanti in mostra dai ‘dessins communiqués’ e ‘cadavres exquis’ di André Breton, André Masson, Paul Eluard, Victor Brauner – tra gli altri – insieme agli esperimenti fotografici di Raoul Ubac e Man Ray, e alle opere su carta di Henry Michaux, Oscar Dominguez e Joan Miró. Questa eredità si rifletterà anche nei lavori di Robert Morris, William Anastasi, Renato Leotta e Susan Morris, aristi contemporanei che, dal 1960, hanno fatto rivivere rivistandolo e aggiornandolo l’interesse surralista per l’automatismo, giungendo a nuovi risultati formali e tecnici. Il secondo piano di Palazzo Fortuny sarà interamente dedicato a queste “scritture automatiche”.

 

“Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo” Alighiero Boetti

L’ultimo piano della casa-atelier di Mariano ospiterà una suggestiva installazione performativa – definita dalla partecipazione del pubblico che contribuisce a trasformarla – dell’artista coreana Kimosooja.

 

In “Archive of the Mind” il visitatore è invitato a modellare pezzi di argilla a forma di sfera, avvolto da una performance sonora in cui si sente l’artista mentre fa rotolare analoghi oggetti. Il momento meditativo e persino spirituale di ciascun visitatore viene congelato per sempre nelle sfere di argilla finite. Vi prego, prendetevi 5 minuti, scegliete l’argilla che più vi aggrada e sedetevi, il lungo tavolo ellittico è l’ per voi, non state facendo né il pane né la pizza, state pensando a voi stessi, al vostro mondo, al vostro piccolo o grande universo. Fate la vostra pallina e mettetela dove volete, non lanciatela, nessuno vuole che il proprio mondo venga gettato… posizionatela in una galassia a voi cara o solamente ad una galassia/punto che vi faccia sentire bene, lavatevi le mani.

Avrete così preso parte ad un’opera site specific che resterà unica, per sempre.
Vostra Intuitiva I.

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Anish Kapoor, White Dark VIII, 2001.

 

Info per la visita

Orari 10-18 (ultimo ingresso ore 17) chiuso il martedì

Biglietto 12€ intero, 10€ ridotto

Per visite guidate http://fortuny.visitmuve.it

 


È proprio così l’arte ci somiglia perché è parte di noi.

Sempre vostra I. 

Giovani maria Mataloni brevetto Auer 1895

Dopo anni… la collezione Salce è ammirabile ogni giorno a Treviso, al Museo omonimo in via Carlo Alberto.

Imperdibile la prima di tre mostre dedicate alla Belle époque e alle Secessioni di fine Ottocento e inizi Novecento.

La pubblicità, ormai sempre più spesso colpita dal male di “vivere” e creare della società senza immaginazione che possiede tutto, ritorna ad essere protagonista grazie a Nando Salce, l’appassionato collezionista di tutte queste affiches che illuminano le immacolate pareti bianche del palazzetto.

Facciamo un passo indietro, chi è Salce?

Il ragionier Ferdinando Salce, detto Nando, nato a Treviso nel 1877, maturò ben presto un’incontenibile passione per le affiches e, grazie all’agiata condizione economica della famiglia, poté dedicarsi all’attività collezionistica in modo pressoché totalizzante. Ancora ragazzo acquistò, quale pezzo d’esordio, il celeberrimo Incandescenza a gas Auer, realizzato da Giovanni Maria Mataloni nel 1895: l’aneddotica intorno all’accattivante voluttà del soggetto si è a dir poco sprecata nelle cronache biografiche pubblicate negli anni; con testamento del 26 aprile 1962 Nando Salce così determinava le sorti della sua straordinaria raccolta: Lego allo Stato italiano, rappresentato dal Ministero della Pubblica Istruzione la mia collezione di manifesti pubblicitari raccolti durante un settantennio esistenti tutti e soltanto nei solai della mia casa in Borgo Mazzini 48, in Treviso, della quale collezione  molti giornali, riviste e mostre hanno rilevato l’importanza per la storia degli stili e degli artisti e per le evoluzioni degli usi e costumi della collettività e ciò perché serva in scuole e accademie preferibilmente locali o del Veneto, a studio e conoscenza di studenti, praticanti e amatori delle arti grafiche.
La corposa Collezione – 24.580 i pezzi allora inventariati –  venne mantenuta in Treviso e la scelta del MIBACT, attraverso il nuovo Museo nazionale Collezione Salce, è quella di ribadire il legame della Collezione con la città, in memoria dell’appassionato collezionista.

L’interesse nei manifesti pubblicitari era in effetti una moda condivisa alla fine dell’800, Un’epoca in cui, come ebbe a dire il grande Marcello Dudovich, “non si poteva non avere fiducia
nell’avvenire
”, e grandi illustratori e caricaturisti spesso disegnavano queste “pubblicità” da appendere lungo i boulevard parigini in cambio di notorietà e ovviamente di uno stipendio, spesso più importante che quello di pittore per il quale erano andati in Francia. D’altronde la Belle-époque è un periodo storico che raccoglie tutte le arti e sintetizza un momento storico vivacissimo e innovativo su tuti i fronti. Nato in Francia appunto, si sviluppa ben presto in tutta Europa, e si caratterizza anche per le grandi trasformazioni urbane e di costume, dalle esposizioni universali, Eiffel e Covent Garden, l’architettura del ferro e del vetro, la moda, l’elettricità, l’assenzio ed il teatro, il cabaret e la letteratura.

Tutto viene smosso da una ventata di possibilità e ottimismo, nonostante le enormi disuguaglianze sociali le città si illuminarono e fiorirono, e questi manifesti fecero sognare tutti, da chi poté  a chi rimanendo incollato ad uno sguardo “incandescente” ne rimase letteralmente folgorato!

Fino al 24 settembre

Vostra Incandescente I.

 

Waiting for….

 

William Merritt Chase

Ca Pesaro fino al 28.05

 

08.

Testa-cuore-pancia 

Il caro Don Lurio cantava testa-spalla baby one two three mentre io mi accontento di saltellare tra i miei pensieri, ovviamente molto meno agilmente di lui, e di continuare la ricerca di equilibrio tra questi siti: testa, cuore o pancia.

Il 2016 è stato un bel anno bisesto…. Nora è uno spettacolo e mi regala un sacco di momenti indimenticabili e di amore puro e candido. 

Il mio rapporto coi mezzi di trasporto ,  burrascoso , è diventato odi et amo. ho conosciuto delle persone, ora amiche meravigliose che mai avrei incontrato se non si pendolarizzasse tutte, da dire c’è anche che mi sono ammalata quasi 1 volta al mese… ma è come il primo anni di nido di Nora. .. fa anticorpi dicono. .. intanto sono a letto e devo prendere antibiotici come piovesse…

Vabbe… fa anticorpi.  Le nuove amiche invece sono belle.

Il civico 20 resta casa nostra, mancano degli inquilini importanti, ahimè prossimo anno un’altra super inquilina  andrà a vivere a 100mt da noi .. ma on verra come si suol dire…

To be continued. ..

Vostra I. 

Lo adoro mi ha fatto tanto tanto ridere…

Come una laura palmer qualsiasi. ..

prima o poi l'amore arriva. E t'incula.

Il cinema.

Oggi. Esce il nuovo film della Disney e le mamme della chat si scatenano: “è adatto al mio bimbo di otto anni? No, perché Paolo è tanto sensibile, piange ogni volta che muoiono i pidocchi della pubblicità anti-pediculosi”.

Ieri. Il bambino anni Ottanta ha visto sprofondare il cavallo di Atreiu nelle paludi della tristezza. E ho detto tutto.

Oggi. Prima del film i genitori comprano pop corn e bevande varie e si dotano dell’alzatina per far godere il film al figlio. Nel caso l’alzatina non sia sufficiente decapitano gli astanti.

Ieri. Non mi è chiarissimo perché ma al cinema si entrava più o meno sempre a film iniziato e poi si aspettava lo spettacolo successivo per vederne l’inizio. Ci si sedeva sul cappotto di papà arrotolato sotto le chiappe con le chiavi di casa nella tasca che ti si conficcavano in una coscia.

Le minacce.

Ieri. “Marco conto…

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​A volte ci sono solo mattine no. Telefono del lavoro defunto. Treno in ritardo. Sonno. Malinconia estesa. A volte ci sono mattine no che diventeranno giorni si. Tutto sta a resettare l’intorno e focalizzarsi sul bello. Il treno arriverà,  il telefono verrà sostituito e se no adieu problemi,  la malinconia spazzata via da una risata… giusto? I.

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