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Time travel into past

Time travel into past

Eccomi qui, seduta alla scrivania dove studiacchiavo al Liceo pensando più ai fatti miei che a Dante o Kant, eccomi qui con la vecchia radio che era del mio babbo, con la rotella e le frequenze che mi ero segnata con l’uniposca rosa per non perderle. Sono a casa.

Ci rimarrò per una settimana, la mia mamma è in ospedale per l’ennesima volta e spero davvero sarà l’ultima e così mi occupo un po’ di tutto pur continuando a lavorare e rispondere alle solite mille mila telefonate.

I libri sono tutti qui, messi nel più totale caos che si possa ottenere cercando di mettere su di uno scaffale l’arte, su un altro la filosofia e su quello più in alto di tutti i romanzi e i fumetti che immancabilmente voglio rileggere e che verranno parcheggiati per ere geologiche sulla povera scrivania, che ormai a tutto serve tranne che al suo fine ultimo ed altissimo.

Ho tolto un po’ di riviste e di corrispondenza che continua ad arrivarmi qui nonostante abiti da molto tempo nell’Isola, certe abitudini restano e così quando torno ho qualcosa da aprire oppure c’è qualcosa che non vorrei arrivasse mai e invece me lo trovo li, in mezzo a tutto il resto! E poi colori, matite, fogli e quaderni, frasi scritte sul retro di biglietti di compleanno e cataloghi enormi, fotografie e quel profumo inconfondibile di casa mia.

Sono seduta alla mia scrivania, con il mio abat-jour acceso che illumina soprattutto due degli svariati poster che ornano questa piccola nicchia, Il Bacio di Hayez e la locandina di uno dei Padiglioni Giapponesi più belli che la Biennale Arte abbia prodotto, quello di Ishiuchi Miyako, nel 2005 (Biennale strabiliante quella!!).

Seduta qui mi sento piccina, protetta, anche se preoccupata di cose che nemmeno pensavo esistere quando avevo diciott’anni, ben altri erano i problemi a quell’epoca ormai lontanissima e mi apparivano tutti insormontabili e complicatissimi, mi viene da sorridere… Ormai tutto è superato, le isterie da teen-ager, i pianti, le immense delusioni, i primi amori, le serata magiche con gli amici, le prime scelte, la valigia pronta per andare a vivere in un microscopico appartamento a San Tomà e a distanza di anni mi fa ancora più sorridere che la mia pausa pranzo si svolga Ai Nomboli,  uno strepitoso bar giusto lì di fronte.

Mi sono riletta il mio papiro di Laureartistica, ed ho riso davvero tanto, ho sfogliato vecchi libri che m’aveva regalato mio zio, sono bellissimi, prime edizioni veramente preziose per me, il paccone incredibile dei miei Art-Dossier e i dizionari, tutto è perfetto, tutto è dove l’ho dimenticato io.

La mia mamma però è all’ospedale, spero torni presto a casa perchè qui mi manca, non c’è nessuno che mi dice di sistemare questo incredibile disordine…

Vostra teen per un altro giorno

I.

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Nella mappa del tuo impero, o grande Kan, devono trovar posto sia la grande Fedora di pietra sia le piccole Fedore nelle sfere di vetro. Non perché tutte ugualmente reali, ma perché tutte solo presunte. L’una racchiude ciò che è accettato come necessario mentre non lo è ancora; le altre ciò che è immaginato come possibile e un minuto dopo non lo è più.

Da Le Città Invisibili di Italo Calvino

 

La grande Fedora di pietra e le piccole Fedore nelle sfere di vetro…quante Fedore ci sono e quante realtà immaginiamo oltre a quella tangibile che ci circonda? Davvero io, non lo so. Immagino, come tutti suppongo, che la realtà sia esattamente quella che sento e non quella che ho davanti agli occhi, anche se ogni tanto si spacca qualcosa e vedo quello che veramente mi circonda e spesso non mi piace. Vivo in un mondo tutto mio, dove pietra e vetro convivono, dove tutto è legato al mio filtraggio personale e quindi dove tutto è regolato dalle mie regole, i miei standard e le mie emozioni. Non parlo di egoismo eh, che ben s’intenda, parlo di una versione di Ila e non di Barney della mia vita e della mia realtà quotidiana, dove con onestà, viene regolato un normale e perfetto tran-tran di amici, lavori vari, amoreamore, aperitivi, risate, solitudine… La mia versione della mia vita, è quasi inquietante dirlo, no? Sembra quasi che abbia pieno possesso di tutto quello che faccio e che sono, cosa assolutamente lontana dalla realtà che se, a dirla tutta, per ora, mi va benissimo essere quella che conoscete tutti, quella che conosco io, coi pro e contro di questa considerazione.

Non mi pento e non mi strappo i capelli per gli errori che ho commesso, sono felice di come mi sono buttata quest’estate e di come sono oggi, sono felice di sapere che alla Fedora di pietra posso aggiungere le altrettanto belle Fedore di vetro e che ognuna di loro mi possa regalare uno scorcio, una visione e una versione nuova di me e della realtà che mi circonda.

Immaginare il possibile e vivere l’inimmaginabile, forse sembreranno assurdità… ma a pensarci bene non lo si fa comunque spesso?

Buon Compleanno Mr. Lennon

I.

 

 

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